E’ quanto emerge dalle risposte ad un sondaggio condotto, alla fine della scorsa settimana, nell’ambito dell’Osservatorio Coronavirus nato dalla collaborazione tra SWG e Area Studi Legacoop per testare opinioni e percezioni della popolazione di fronte ai problemi determinati dall’emergenza in corso.
La recessione economica costituisce l’elemento che spaventa maggiormente per il 68% degli intervistati appartenenti al ceto popolare. Percentuali analoghe si registrano nel ceto medio-basso (65%) e nel ceto medio (64%). La preoccupazione per il virus fa invece registrare la percentuale più alta nel ceto-medio (36%), seguito dal ceto medio-basso (35) e dal ceto popolare (32%).
Dal sondaggio emerge inoltre con chiarezza il quadro delle preoccupazioni dei cittadini riguardo la necessità di cambiare il proprio stile di vita. Gli intervistati, ai quali è stato chiesto quali sono gli aspetti del modo di vivere più difficili da cambiare rispetto alle abitudini consolidate prima del coronavirus (con quattro risposte possibili), hanno indicato al primo posto il come stare con gli altri (42%), seguito a ruota dal come frequentare i locali (41%) e dal come andare in vacanza (41%). A percentuali decisamente inferiori si collocano le preoccupazioni riguardo al come fare acquisti e al come stare a scuola (entrambe al 25%), al come divertirsi (22%), al come stare al lavoro (21%) e al come lavorare (20%). Degno di nota il dato relativo alla preoccupazione sul come uscire la sera, dove al dato medio del 18% fa riscontro il 30% registrato nella fascia di età 18-34 anni.
Agli intervistati è stato inoltre chiesto (con 4 risposte possibili) di indicare, sulla base di quanto accaduto in questi mesi, i luoghi di maggior contagio. A guidare la classifica sono le case di cura (60%), seguite a ruota dagli ospedali (59%) e dai mezzi di trasporto (53%). Un terzo circa degli intervistati (32%) ha poi indicato i luoghi pubblici e le discoteche (31%). I
l luogo di lavoro è stato indicato solo dal 18% degli intervistati. In coda, entrambi con il 12%, gli uffici pubblici e la famiglia.
“Nella Fase 2, mentre il Virus sembra allentare la presa” – commenta Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop – “le nostre vite riprendono, ma con nuove paure: gli italiani avvertono l’ombra della recessione economica, ma temono i cambiamenti, le nuove abitudini, le distanze sociali fisiche e metaforiche che sembrano allargarsi. Questi timori vanno interpretati: se molti avvertono un nesso tra la pandemia e i danni inferti all’ambiente, occorrono soluzioni nuove e un’economia che rispetti il pianeta e contribuisca alla uguaglianza e alla giustizia sociale”
In conclusione, infatti, il 59% degli intervistati ha affermato che esiste una stretta correlazione tra malattie infettive come il Coronavirus e i mutamenti ambientali causati dall’uomo; il 25%, invece, non vede correlazioni. Da rilevare l’evoluzione, in direzioni opposte, delle percentuali registrate dalle due opinioni. Da marzo a maggio, la percentuale di chi vede una correlazione è passata dal 39% al 59%; quella di chi non ne vede dal 43% al 25%.