DAL SITO DELLA FONDAZIONE CENTRO STUDI DOC
La Fondazione Centro Studi Doc ha elaborato i dati delle ricerche effettuate sul settore rispetto al 2020 e calcolato che gli effetti della pandemia Covid-19 hanno provocato una perdita di quasi 13 miliardi di euro nel mondo dello spettacolo.
Le industrie culturali e creative e il mondo dello spettacolo in era pre-Covid-19
Nel 2019, secondo i dati di Ernst & Young, le industrie culturali e creative (ICC) rappresentavano il 4,4% del PIL dei Paesi dell’Unione europea, con incassi annui di 643 miliardi di euro e un valore aggiunto complessivo di 253 miliardi.
In Italia, nel 2019 pre-Covid, secondo i dati presentati dal Presidente dell’INPS Pasquale Tridico, il settore delle ICC impiegava 1 milione di persone e produceva un valore aggiunto di quasi 60 miliardi di euro (3,4% del PIL)[1].
Se si considerano invece i numeri del 2019 della Fondazione Symbola, che include tutto il settore della “event industry”, e quindi considera anche lo sport, tutta la filiera in un anno produce 96 miliardi di euro (5,3% del PIL) per arrivare a 265 miliardi di euro considerando anche l’indotto (14,8% del PIL).
All’interno di questo quadro, nel 2019 il mondo dello spettacolo contava 327.000 lavoratori[2], di cui 160.000 situati in Lazio e Lombardia[3], e produceva un valore aggiunto di quasi 16 miliardi di euro[4] (1% del PIL).
La pandemia Covid-19 e le industrie culturali e creative
In Europa, sempre Ernst & Young ha stimato che a causa della pandemia le ICC hanno perso 199 miliardi di euro, che corrisponde a oltre il 30% del loro volume di affari nel 2020. Particolarmente colpite sono state la musica e lo spettacolo dal vivo che hanno registrato una contrazione del 75% e del 90%.
A fine anno, in Italia si valuta una perdita del 70% per il settore delle industrie culturali e creative nel 2020 che è correlato a un dimezzamento medio dei consumi culturali italiani (-47%). Come evidenzia l’indagine dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio in collaborazione con Swg, si è infatti passati da 113 euro di spesa media mensile per famiglia nel dicembre 2019 a circa 60 euro nel dicembre 2020.
Se si considera come riferimento l’intero mondo dell’event industry, e i dati relativi forniti dalla Fondazione Symbola, questo significa che in Italia il settore ha perso circa 67 miliardi di euro. Considerando anche l’indotto, c’è stata una perdita complessiva di circa 185 miliardi di euro.
Il mondo della musica e dello spettacolo dal vivo sono stati i più colpiti dal Covid-19
Anche in Italia i settori della musica e dello spettacolo dal vivo sono stati tra i più colpiti. Solo nel primo lockdown il settore delle discoteche e dei live club ha perso il 100% delle entrate[5]. Mentre il 95% dei lavoratori del settore spettacolo ed eventi è rimasto senza lavoro (il 5% degli attivi corrisponde a coloro che lavorano per la televisione).
Considerando tutto l’andamento del 2020, Assomusica prevede che gli organizzatori e i produttori di spettacoli di musica dal vivo avranno perso il 97% del loro fatturato. Invece SILB, che rappresenta le discoteche, parla di una perdita pari al 90% del fatturato.
In generale, come evidenzia sempre l’Osservatorio, nel 2020 la spesa per spettacoli dal vivo è crollata a picco. Si parla infatti di un -90% di spettatori per cinema, concerti, teatro a cui corrispondono riduzioni di spesa da parte del pubblico fino a oltre il 70% rispetto al 2019.
L’impatto economico del Covid-19 sul mondo dello spettacolo italiano
Secondo il recente report di SIAE, che confronta il primo semestre del 2020 con quello del 2019, considerando solo lo sbigliettamento, il primo semestre del 2020 il mondo dello spettacolo ha perso 1,8 miliardi di euro con calo della spesa complessiva del 72,9% (che corrisponde a -66,9% al botteghino, pari a 847 milioni di euro).
Come racconta sempre SIAE, l’attività che ha sofferto di più è stata quella dei concerti. I concerti hanno infatti perso l’86,7% di spesa complessiva del pubblico (-86,4% di spesa al botteghino) rispetto al 2019. Ciò corrisponde a circa 188 milioni di euro in meno solo per il primo semestre del 2020.
Per fare una stima annuale sulle perdite dei settori musica e spettacolo dal vivo, si possono incrociare i dati 2019 con le % di contrazione indicate da Ernst & Young. Ciò si traduce in una perdita rispettivamente attorno a 240 milioni di euro e a 7,4 miliardi di euro. Incrociando i dati 2019 con le stime dell’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, si calcola invece una perdita per il mondo di cinema, radio e tv di 5,2 miliardi di euro. In totale quindi, considerando tutti e tre i settori, la perdita per il mondo dello spettacolo nel 2020 si stima attorno ai 12,8 miliardi di euro.
Da contraltare al calo di spesa e presenze per lo spettacolo dal vivo vi è il fatto che rispetto alle forme di fruizione tradizionali della cultura, ha guadagnato sempre più spazio il digitale con la visione di spettacoli dal vivo, opere, balletti e musica classica soprattutto sul web o in televisione.
[1] Nel 2019 il valore del PIL italiano si è attestato attorno ai 1.787,7 miliardi di euro.
[2] Lavoratori ricompresi nel Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo: spettacolo dal vivo 144,8 milioni nello spettacolo dal vivo, 56,5 milioni in cinema, radio e tv, e 5,9 milioni di lavoratori impiegati nella musica.
[3] In media, un lavoratore dello spettacolo era impegnato per 100 giornate medie di lavoro all’anno alle quali corrispondevano poco più di 10.000 euro di retribuzione annua (totale 3,2 miliardi di euro). Sul totale dei lavoratori, 2/3 erano lavoratori dipendenti mentre 1/3 erano lavoratori autonomi.
[4] Suddivisi come di seguito: 8,2 miliardi di euro prodotti dallo spettacolo dal vivo, 7,4 miliardi di euro prodotti nel settore cinema, radio e tv e 319 milioni di euro prodotti nel settore musica.
[5] Il turismo è stato fermo per l’85%, mentre ristoranti e negozi hanno perso il 50% (potendo almeno vendere online).