Al dibattito promosso alla Festa de l’Unità, la politica si è confrontata con mondo cooperativo e associazionistico sugli impatti della pandemia e sulle prospettive e proposte per la ripartenza.
Modena, 10 settembre 2021 – Si è tenuto nei giorni scorsi alla Festa de l’Unità di Ponte Alto a Modena l’incontro dal titolo “L’impatto della pandemia sulle imprese culturali e creative”, coordinato dall’assessore alla cultura del Comune di Modena Andrea Bortolamasi. A confrontarsi sulle conseguenze del Covid-19 per imprese e lavoratori del settore, e sulle prospettive e proposte per una ripresa capace di valorizzare gli operatori della cultura, la presidente della cooperativa Mediagroup98 Maria Cristina Manfredini, la presidente di Legacoop Culturmedia nazionale Giovanna Barni, l’assessore alla cultura del Comune di Milano e responsabile cultura del PD nazionale Filippo Del Corno, la responsabile della attività culturali di Arci Modena Serena Lenzotti.
Come evidenziato dall’assessore Bortolamasi, “quando si parla di cultura si parla di lavoro, un settore che ha pagato e sta pagando, forse più di tutti, in termini economici e sociali. In parte i sostegni sono arrivati, ma la pandemia ha fatto emergere molte fragilità del settore e mancanza di riconoscimento e tutele”. “In Italia l’impresa culturale e creativa non è riconosciuta”, ha incalzato Maria Cristina Manfredini. “La nostra cooperativa non ha ricevuto sostegni, a causa di un codice Ateco che non ci ha permesso di accedere ai ristori previsti, nonostante le perdite significative di fatturato. Per sopravvivere, abbiamo fatto ricorso alle risorse che abbiamo accumulato negli anni, perché caratteristica delle cooperative è costruire un patrimonio intergenerazionale”. Guardando al prossimo futuro, sono due gli appelli lanciati da Manfredini: “da un lato, è necessaria chiarezza rispetto alla possibilità di continuare a lavorare, con il green pass e protocolli ben strutturati, anche se dovessimo ritornare in zona gialla o arancione; gli eventi richiedono programmazione di mesi, non possiamo sostenere continue chiusure e riaperture. Dall’altro, è necessario un patto etico per la ripartenza con le istituzioni e il mondo imprenditoriale, per superare definitivamente la logica degli appalti pubblici e delle gare private al massimo ribasso. Per un Italia degna di un progetto come il next generation EU, cioè della costruzione di un futuro per i giovani, è anche necessario riflettere tra parti sociali e mondo economico sull’esistenza di contratti di lavoro che danno stipendi più bassi dei sussidi statali ”.
Giovanna Barni ha rappresentato il settore delle cooperative della cultura, del turismo e della comunicazione di Culturmedia Legacoop come una “filiera articolata e complessa di imprese, che ha bisogno di essere riconosciuta nella sua trasversalità, multidisciplinarietà e capacità di creare sana occupazione. Tutte le sfide del PNRR, per realizzare al contempo sviluppo ma anche coesione ed equità rispetto ai divari sociali, educativi, generazionali e di genere, hanno bisogno dell’impresa culturale ed in particolare della cooperazione culturale. Da diverso tempo come Alleanza delle Cooperative promuoviamo a questo scopo nuovi modelli come i partenariati speciali pubblico-privato, per condividere tra i diversi attori di un territorio, pubblici privati e comunità, come portare qualità e sostenibilità nella gestione di beni comuni, nella messa a valore delle risorse naturali e culturali e nei servizi culturali di interesse collettivo”.
Nei numeri riportati da Serena Lenzotti si legge il dramma di un intero settore, ma anche la voglia di ripartire: “A livello regionale, come Arci siamo passati in un anno da 260.000 a 100.000 soci. Se però consideriamo che i nostri circoli sono stati chiusi da ottobre 2020 a fine maggio 2021, queste 100.000 persone si sono tesserate nei pochi mesi di attività estiva, dandoci quindi un chiaro segnale che è tanta la voglia di partecipare e uscire dall’isolamento sociale e culturale”.
L’assessore Filippo Del Corno ha voluto rimarcare la funzione della cultura, quale “possibilità di condivisione di patrimonio cognitivo, che è alla base dello sviluppo sociale ed economico di tutte le comunità democratiche. Con l’introduzione del green pass bisogna che entro la fine dell’anno prevediamo il ritorno alla capienza piena al 100% degli spazi culturali: non è solo una questione di sostenibilità economica, ma è soprattutto una necessità sociale, di restituire pieno accesso alla partecipazione culturale”. Del Corno ha voluto evidenziare le fragilità del settore disvelate dalla pandemia: la mancanza di un quadro legislativo dedicato e il mancato rispetto della responsabilità occupazionale. “Su questo aspetto le amministrazioni pubbliche sono chiamate ad un ruolo importante, quello di controllare e verificare il rispetto della responsabilità occupazionale da parte delle imprese e dei soggetti che collaborano con l’amministrazione stessa, non solo negli appalti ma anche banalmente nelle iniziative che vengono patrocinate o sostenute”.
Per quanto riguarda le prospettive di sviluppo per il prossimo futuro, una funzione prioritaria va assegnata agli spazi ibridi e polifunzionali, “infrastrutture di prossimità che garantiscono rigenerazione e presidio culturale. Sono spazi in cui le attività di carattere sociale e culturale devono la sostenibilità economica anche ad attività commerciali complementari, che dovrebbero quindi avere una normativa di riferimento specifica, che tenga conto della loro funzione a servizio di un interesse pubblico”.