Una cooperazione che nella crisi ha subito colpi pesanti – in particolare, come tutte le imprese del comparto, nelle costruzioni – ma ha saputo reagire rinnovandosi, rilanciando il valore della partecipazione dei soci e dei lavoratori, rafforzando le relazioni con le comunità, il territorio e le istituzioni, tenendo e spesso incrementando l’occupazione: è questo, in estrema sintesi, il quadro tracciato dal presidente di Legacoop Emilia-Romagna Giovanni Monti intervenuto in apertura dell’annuale Assemblea dei delegati dell’Associazione che si è tenuta il 9 marzo presso l’Auditorium Unipol Banca a Bologna (qui la relazione di Monti).
All’assemblea, coordinata dalla vicepresidente di Legacoop Emilia-Romagna Antonella Pasquariello, sono intervenuti il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, il professor Marcello Messori, la responsabile Pari Opportunità di Legacoop Emilia-Romagna Rita Finzi, il presidente di Legacoop Nazionale Mauro Lusetti, il presidente di Coop Alleanza 3.0 Adriano Turrini, l’amministratore delegato di Conad Francesco Pugliese, il presidente di Cpl Concordia Mauro Gori, la presidente della cooperativa sociale il Bettolino Francesca Benelli, il presidente di Cefla Gianmaria Baludcci, il presidente del Consorzio nazionale Servizi Alessandro Hinna e il presidente del Consorzio Integra Vincenzo Onorato.
Prima dell’intervento di Monti, si è svolta la consegna del premio Quadrofedele che valorizza i migliori bilanci d’esercizio e sociale delle cooperative italiane assegnati quest’anno a Coop Alleanza 3.0, Cadiai, Camst, Itaca, Formula Servizi alle persone e Cooperativa Socioculturale.
Dopo avere svolto alcune considerazioni sul quadro politico che è scaturito dalle elezioni del 4 marzo («Un forte segnale per tutte le classi dirigenti del Paese – ha rilevato Monti –, una spinta in più nella direzione di rafforzare il legame con i soci e con il terrorio. Come sempre, ci confronteremo con tutte le forze politiche e col Governo sulla base dei nostri progetti»), il presidente di Legacoop Emilia-Romagna ha ricordato i principali punti di impegno del movimento cooperativo in una regione dove ha una presenza molto forte e radicata.
Giovanni Monti ha sottolineato alcune ipotesi di lavoro che puntino alla prospettiva medio lunga di intervento delle cooperative. Si tratta delle Rigenerazione urbana, occasione importante ma non facile da cogliere che, oltre a un quadro normativo che ne favorisca la realizzazione, richiede una azione di sistema da parte delle cooperative dei vari settori.
«L’internazionalizzazione – ha ricordato Monti – è una leva decisiva di sviluppo delle imprese e dei territori, specialmente in Emilia-Romagna. Abbiamo ampi margini di crescita, nonostante una scarsa presenza del settore manifatturiero tra le nostre cooperative. Tuttavia, l’agroalimentare e altri settori stanno muovendosi rapidamente in quella direzione. L’innovazione organizzativa e tecnologica saranno l’arma decisiva per il futuro – ha proseguito – sulla quale puntiamo avendo messo in campo strumenti come Innovacoop alla quale presto di affiancherà il Digital Innovation Hub».
Il ruolo della cooperazione e delle aziende ad essa legate da rapporti societari e culturali, dovranno essere protagoniste nel rinnovamento di un Welfare che dovrà trovare nell’integrazione mutualistica un supporto decisivo per la costruzione di un nuovo universalismo solidale. «Unipol, la cooperazione sociale e le cooperative di comunità possono essere protagonisti in questa direzione».
«Le teorie ultraliberiste che hanno imperversato negli ultimi lustri si sono rivelate fallaci – ha osservato Monti –. Non è vero che arricchendo i più ricchi e le imprese i vantaggi si sarebbero diffusi in tutta la società. È stato vero il contrario e oggi il mondo appare diviso tra un ristretta élite del benessere e una larga massa di persone esposte alla precarietà e all’impoverimento. Bisogna cambiare rotta, pensare in termini di investimenti pazienti, che hanno la prospettiva lunga, e non di risultati da presentare a ogni trimestrale».
«In tanti – ha concluso Monti – ora riconoscono che la forma cooperativa non è un retaggio del passato, ma la forma moderna per dare risposta a queste esigenze di equità, sostenibilità, sicurezza. La storia e la cultura della cooperazione, come si è formata qui, nella nostra regione, è un complesso equilibrio tra utopia e pragmatismo, con al centro il ruolo decisivo della libertà delle persone nelle loro decisioni, che per noi significa partecipazione vera e piena alla vita della cooperativa. Solo se conserveremo questo forte respiro, che è allo stesso tempo culturale e civile, rafforzeremo quell’umanesimo cooperativo quale componente essenziale della nostra indole e del nostro DNA e potremo continuare a portare un contributo alle nostre comunità e al Paese all’altezza della nostra storia e delle importantissime azioni che oggi stiamo compiendo».
ALCUNI DATI DELLA COOPERAZIONE LEGACOOP IN EMILIA-ROMAGNA
Al 31 dicembre del 2016 le cooperative aderenti a Legacoop in Emilia-Romagna erano 920; gli occupati 178.000 una parte significativa dei quali, circa un terzo, opera in altre regioni.
Nel triennio 2014-2016 è stata registrata una crescita aggregata del valore della produzione pari al 5,2% con significative differenze fra i settori: la cooperazione sociale (+10,3%), l’agroalimentare (+9,2%) e il comparto della distribuzione (consumo +7,8% e cooperazione fra dettaglianti +7,1%), crescono ben oltre il dato medio, con un andamento positivo costante. Le cooperative della produzione e lavoro (-2,1%), invece, mostrano un calo nella produzione aggregata, dovuto al non favorevole andamento del comparto delle costruzioni. Per la crisi dell’edilizia anche la cooperazione tra abitanti mostra un delta negativo significativo (-14,6%) alla fine del periodo analizzato.
Sul versante dell’occupazione, risalta il dato della cooperazione fra consumatori (+13,7%) e delle cooperative sociali (+11,4%), con incrementi doppi rispetto al dato aggregato. Positivo anche l’andamento dell’agroalimentare (+7,1%) e della cooperazione di servizi (+5,7%). Risulta, invece, negativo il saldo finale degli occupati nel settore della produzione e lavoro (-8,1%) e nell’abitazione (-8,5%).