Mentre il mondo intero ridefinisce gli assetti geoeconomici e dunque geopolitici con un’asprezza degna delle grandi crisi e dei grandi conflitti mondiali, mentre avremmo bisogno di un attualizzato “piano Marshall”, stentiamo a mettere al centro del nostro dibattere quale sia la collocazione, il modello di specializzazione che si vuol dare al Paese e dentro alla nuova specializzazione quale sia il valore sociale del lavoro. L’Italia stenta a ritrovare una propria vocazione, un originale modello di business. Anche se restiamo una delle prime dieci economie del mondo dobbiamo pensare “sistemicamente” al ruolo da dare all’Italia nella competizione mondiale. Questo ruolo potrebbe fondarsi su tre pilastri, che rappresentano il condensato della nostra storia. L’essere una società solidale e collaborativa, dunque non soltanto competitiva e conflittuale, l’essere un’economia che mette al centro della propria azione il concetto di innovazione: una sorta di attualizzata età rinascimentale. Forma e sostanza cooperativa promuovono la combinazione alchemica tra l’intelligenza collettiva, l’imprenditorialità collaborativa e la visione strategico/innovativa propria dell’impresa intergenerazionale.
“In questi anni, conseguentemente, – dichiara Angelo Migliarini, vicepresidente vicario di Legacoop Produzione e Servizi con delega all’Innovazione – abbiamo promosso una diffusa cultura dell’innovazione in tutto il sistema cooperativo e, pur consapevoli delle difficoltà, abbiamo iniziato a costruire un ambiente favorevole. Siamo di fronte ad un passaggio nel quale i rapporti uomo macchina, umanità e scienza, tecnologia e lavoro vanno esplorati a partire dall’impatto che avranno sulla cooperazione di lavoro, sui soci lavoratori. Senza una riflessione, un progetto, senza il governo del processo – continua Migliarini – rischiamo di compromettere la coesione sociale e con essa lo stesso modello cooperativo. E’ una responsabilità’ storica che viene affidata alle forze sociali e politiche. Occorre dare un nuovo valore al lavoro e all’innovazione non solo perimetrandone eticamente i confini ma indicando aspettative e bisogni, immaginando un nuovo “compromesso sociale”. In definitiva quel che sarà “Il lavoro dell’uomo al tempo delle macchine” avrà una nostra quota parte di responsabilità’”.
Nasce da queste considerazioni l’iniziativa “Il mio collega Robet?! Il lavoro dell’uomo al tempo delle macchine“, organizzata da Legacoop Produzione e Servizi, con il contributo di Coopfond, che si terrà a Roma, presso la sede di Legacoop Nazionale, il prossimo 7 Novembre. Un incontro sul nesso tra il lavoro e la Quarta Rivoluzione industriale che trae spunto dalla raccolta di saggi: “Il lavoro 4.0. La quarta rivoluzione industriale e le trasformazioni delle attività lavorative” a cura di Alberto Cipriani, Alessio Gramolati, Giovanni Mari.
Una mattinata di dibattito che, attraverso gli stimoli, le sollecitazioni e i suggerimenti degli illustri ospiti che saranno presenti, potrà aiutare a mettere a fuoco questa feroce fase di transizione con la gradualità che questa comporta.
Hanno già confermato la loro presenza: Wolfgang Schroeder, Maurizio Stirpe, Vincenzo Colla, Marco Panara, Marco Frey, Alessio Gramolati, Carlo Zini, Mauro Lusetti, Angelo Migliarini.
A breve sarà disponibile programma dettagliato dell’evento.