Il Tecnopolo di Reggio Emilia ha ospitato lunedì 14 gennaio il primo congresso regionale di CulTurMedia, il cui compito consiste nel valorizzare e dare voce all’insieme delle esperienze cooperative che operano nei settori dei beni culturali e dello spettacolo, nei diversi comparti dell’attività nel turismo e in tutte le aree dell’informazione e della comunicazione.
“Siamo in una regione che ha fatto dell’investimento sulle industrie culturali e creative una politica d’avanguardia. Qui c’è una scelta strategica della Regione che ha posto le icc come uno degli asset strategici di sviluppo regionale –ha spiegato Roberto Calari, presidente nazionale di CulTurMedia – C’è un trend della crescita dell’economia arancione molto più positivo rispetto ad altri settori. Il settore in Emilia occupa circo 80mila persone in 30mila imprese”. Tra le industrie culturali e creative dell’Emilia Romagna “esiste un grande orientamento all’internazionalizzazione. Occorre sempre più fare rete. Il settore ha rapporti più solidi con università e centri di ricerca. Qui ci sono le condizioni per attrarre gli investimenti della grande industria. Ne è un esempio l’investimento di Palomar proprio qui a Reggio Emilia. Siamo di fronte a investimenti infrastrutturali e strategici per lo sviluppo territoriale. La cooperazione tutta può essere su questa lunghezza d’onda”.
“Vogliamo operare per progetti e per lavori comuni su politiche che contribuiscano a valorizzare il ruolo della cultura, del turismo e della comunicazione per favorire uno sviluppo sostenibile dei territori”, ha proseguito il presidente di CulTurMedia. C’è una scommessa comune che è il lavoro in termini strategici. Occorre “unire le forze per creare un nuovo lavoro professionale, tutelato e riconosciuto nel settore e nuove opportunità di sviluppo. La cooperazione in questi settori è presente e radicata e capace di nuove aggregazioni sociali. Scommettiamo insieme sulla capacità di competere e rinnovarsi mantenendo radicati e saldi i valori etici. Abbiamo bisogno di equità e di condivisione. Su questo elemento, insieme alle competenze, la cooperazione può costruire il proprio futuro”.
Sono oltre 200 le cooperative associate in Emilia Romagna, con un fatturato globale di 200 milioni di Euro, 20mila soci e 3.500 occupati.
Un progetto, quello di Culturmedi,a che la Regione segue con notevole interesse, come ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Massimo Mezzetti: “Stiamo parlando di un settore di grande crescita, che nonostante i dieci anni della crisi che abbiamo attraversato ha avuto il segno più davanti al dato occupazionale e al dato di crescita del numero di imprese. Su questo stiamo investendo molto.”
Mezzetti ha ricordato come in questi anni l’amministrazione regionale ha messo in campo una strategia col primo obiettivo di “sdoganare l’idea che della cultura ha la maggioranza dei cittadini della Regione e dell’Italia. Di un settore che ha a che fare solo col tempo libero, col diletto personale. Anche chi lavora nel campo della cultura è ritenuto di serie B. L’idea generale è che lavorare in campo culturale non dà da vivere”. Spiega l’assessore: “La competizione invece oggi si fa sul sapere, sull’innovazione. E si fa se si costruisce un ‘ambiente intelligente’ in cui operare”.
Mezzetti ha poi ricordato brevemente “gli assi strategici che abbiamo cercato di tradurre in norme. Ad esempio la Legge sul cinema con una logica intersettoriale di filiera. Va dalla formazione professionale, alla produzione, alla distribuzione e promozione internazionale. Poi la legge sulla musica che ha la stessa logica, andando a intercettare i progetti che alcuni territori hanno sviluppato per conto loro”.
L’idea che ha guidato la Regione Emilia Romagna e stata quella che “per secoli il centro della nostra vita è stata occupata dall’economia finendo per condizionare tutto. Noi abbiamo la presunzione invece – ha detto Mezzetti – che la cultura, la conoscenza e i saperi siano al centro di sviluppo economico, urbanistico e ambientale. Per farlo bisogna che chi opera nella cultura faccia massa critica. Dobbiamo unire un mondo tradizionalmente atomizzato. Dobbiamo ovviamente seguire questa strada senza comprimere autonomia e indipendenza”.
Il 7 e l’8 febbraio a Genova è fissato il congresso nazionale di CulTurMedia.