Servizi sociali di salute mentale: un nuovo modello di affidamento che nasca dalla co-progettazione fra pubblico e privato

E’ la proposta uscita dal convegno promosso da Legacoopsociali, in collaborazione con Reves, tenutosi a Modena nell’ambito di Màt.

Modena, 24 ottobre 2019 – Una riflessione sul tema delle modalità di affidamento dei servizi pubblici in Salute Mentale, che incidono in maniera determinante tanto sulla qualità dei servizi erogati agli utenti quanto sul lavoro di operatrici e operatori. L’occasione per un confronto in materia fra cooperazione sociale, giuristi ed esperti è stata data dal palcoscenico di Màt con un convegno organizzato da Legacoopsociali dal titolo “Affidamenti di servizi in salute mentale”.

Quella di Modena – ha spiegato Gian Luigi Bettoli, Legacoopsociali Friuli Venezia Giulia –  è la terza tappa di un percorso che abbiamo intrapreso sui territori assieme a REVES, la Rete europea delle città e regioni dell’economia sociale, per mettere a confronto i diversi modelli di affidamento che vengono utilizzati dalle Pubbliche Amministrazioni, ed estrapolare gli elementi più efficaci per il raggiungimento dei nostri obiettivi, che sono l’autonomizzazione delle persone e la salvaguardia della loro autodeterminazione e libertà di scelta: noi non gestiamo “depositi” di persone, bensì residenze collettive con valore terapeutico.”

Da quattro anni Legacoopsociali aderisce al “Progetto Visiting CTD” (comunità terapeutiche democratiche), che nasce con l’obiettivo di certificare formalmente la qualità dei servizi residenziali di salute mentale non sulla base di parametri predefiniti ma attraverso il coinvolgimento diretto delle categorie interessate: utenti, familiari, operatori, ma anche soggetto pubblico, cui si vuole dare un ruolo che non sia solo quello burocratico di mero assegnatore dell’appalto sulla base dei requisiti di accreditamento previsti.

Il tema delle procedure di affidamento dei servizi sociali di interesse generale è stato affrontato partendo dal livello europeo grazie al contributo di Luigi Martignetti, Segretario Generale della Rete Europea delle Città e Regioni dell’Economia Sociale: “Esiste una direttiva europea specifica sugli appalti nel settore dei servizi di salute mentale, oggi siamo qui per capire come l’Italia ha trasposto le norme europee, soprattutto per quanto riguarda il rapporto partenariale fra PA e imprese sociali. La Commissione europea ha prodotto un quadro volontario di riferimento che contiene indicazioni importanti, come l’esclusione del massimo ribasso nelle gare pubbliche di affidamento dei servizi sociali, perché riconosce il ruolo prioritario della qualità del servizio erogato. La domanda è: questo quadro, tutto sommato positivo, come viene tradotto a livello nazionale?

A questa domanda ha dato una prima risposta l’Avvocato Stefano Rossi, esperto legale dell’iniziativa della Commissione Europea Buying for social impact: “Il codice nazionale dei contratti pubblici riprende la direttiva europea, pur usufruendo dei margini previsti a beneficio degli Stati membri per l’attuazione di questo tipo di delibere. Sicuramente il terreno di elezione per l’aggiudicazione di servizi sociali è quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ossia del miglior rapporto fra qualità e prezzo.

Ma ci sono anche forme e modalità di affidamento alternative al codice dei contratti pubblici, come ha sostenuto l’avvocato Luciano Gallo, membro del gruppo tecnico sul codice dei contratti pubblici di Anci nazionale: “Quello che noi proponiamo è un modello alternativo all’utilizzo del codice dei contratti pubblici per la regolamentazione degli affidamenti competitivi, ed è quello fornito dagli strumenti del codice del Terzo Settore, che valorizzano pilastri come la creazione – previa evidenza pubblica – di un rapporto di collaborazione fra pubblico e privato, la condivisione e co-responsabilizzazione delle parti rispetto alle finalità pubbliche perseguite, e infine una co-progettazione degli interventi. In questo modo non ci sono controparti, non c’è un rapporto di subordinazione del privato sul pubblico, c’è invece una missione unica e collettiva – molto più vicina ai bisogni dell’utente finale – perseguita attivamente da tutte le parti in causa. A partire dalla fase iniziale di coprogettazione, fino alla fase finale di attuazione dell’intervento.”

Sul tema dell’importanza di nuove forme di interlocuzione fra pubblico e privato sociale, e fra imprese cooperative e utenti, che consentano di riposizionare e valorizzare un pilastro fondamentale per il nostro Paese qual è il Terzo Settore, sono intervenuti anche Andrea Benini, Presidente di Legacoop Estense, nel suo saluto di apertura, l’Assessore all’Urbanistica e Politiche abitative del Comune di Modena Anna Maria Vandelli, e Fabrizio Starace, Direttore del DSM di Modena, presidente della SIEP e componente del Consiglio Superiore di Sanità. Quest’ultimo ha sottolineato come dal convegno organizzato da Legacoop siano usciti elementi tecnici molto importanti per poter avviare da subito sul territorio dei percorsi di sperimentazione di queste nuove modalità di co-progettazione e affidamento dei servizi.

 

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