Quattro milioni e mezzo in tre anni. A tanto ammontano gli investimenti che Coopfond ha realizzato durante gli ultimi tre esercizi per la formazione e per la diffusione della cultura cooperativa. Un obiettivo contenuto nella legge 59/92 che ha portato il Fondo mutualistico a realizzare nel triennio 80 interventi, spesso assieme ad altre realtà settoriali o territoriali o associative. Un contributo importante che è stato messo al centro dell’evento annuale che si è svolto il 18 luglio a Roma.
“Percorsi di valore” era il titolo della mattinata. Un’occasione per presentare, come ogni anno, la Rendicontazione sociale di Coopfond e per approfondire, quest’anno, non solo il contributo del Fondo a cultura e formazione, ma anche le prospettive di questa azione sempre più importante per il futuro della cooperazione. Un’occasione colta grazie alla presenza di ospiti importanti, da professori universitari alla ministra di Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli.
I lavori sono stati aperti con un video che, attraverso alcune storie, racconta il valore della formazione e della promozione della cultura cooperativa e i traguardi che consente di raggiungere. Un’attività che grazie a Coopfond investe mondi molto diversi tra loro: dal Centro Studi al Centro italiano di documentazione sulla cooperazione e sull’economia sociale, dai master universitari alla formazione nel progetto Coopstartup, da AICCON al Centro studi internazionale sulla cooperazione presso l’Università di Parma, dalla Fondazione FICO a Città della Scienza passando per la Fondazione Barberini.
“In questi anni – ha raccontato il presidente Mauro Lusetti – il sistema Legacoop ha ripulito il panorama degli enti che si occupavano di formazione, investendo grazie al contributo essenziale di Coopfond soltanto su quelli utili davvero per affrontare e vincere le sfide che abbiamo davanti, anche per sostenere la cultura cooperativa, dal Centro studi al Centro di Documentazione”. E qual è la sfida principale? “Sicuramente sconfiggere l’omologazione, recuperare gli elementi valoriali che devono essere vissuti come tratto distintivo imprescindibile per chi fa cooperazione. La formazione deve aiutarci in questo”.
“Serve – ha spiegato Katia De Luca, coordinatrice nazionale di Generazioni – una formazione ‘di strada’, che renda accessibili le opportunità. Le informazioni devono girare, è essenziale che i giovani conoscano la cooperazione come grande occasione per fare il lavoro che si desidera e farlo insieme ad altri, condividendo percorsi e responsabilità”. Un obiettivo che può vedere proprio il mondo della cooperazione in prima fila, per il futuro del Paese.
“Il sistema cooperativo può essere lo strumento giusto – ha commentato il professor Fabio Beltram, della Scuola Normale Superiore di Pisa – per fare rete, strutturare poli capaci di rispondere ad esigenze sempre più complesse. Per poter scegliere oggi è fondamentale capire che cosa sta succedendo e per farlo non basta qualche competenza tecnica, serve un’alfabetizzazione più ampia a partire da una cultura scientifica che ci metta in condizione di leggere i fenomeni e l’innovazione”. La possibile centralità della cooperazione si ritrova anche nei contenuti, non solo sul fronte degli strumenti.
“La rivista Nature qualche anno fa – ha raccontato il professor Guido Caldarelli del LIMS di Londra – ha chiesto a dieci scienziati di confrontare l’attendibilità delle informazioni presenti su alcuni temi di loro competenza su Wikipedia e sull’Enciclopedia Britannica. La prima presentava qualche errore in più, ma all’interno di testi più lunghi e complessi, quindi a conti fatti aveva un tasso di errore inferiore. È la dimostrazione che la certificazione non centralizzata, ma distribuita tra le persone, è attendibile”.
Giornalismo d’inchiesta, etnografia, formazione: unisce competenze diverse la cooperativa Radici Future, di cui è presidente Leonardo Palmisano, professore al Politecnico di Bari. “Integrare formazione e cultura è essenziale per intervenire in modo efficace sulla realtà. Oggi la nostra cooperativa, proprio intrecciando competenze diverse, sta lavorando – ha raccontato – ad un documentario d’inchiesta per rivelare le filiere sane nel settore agroalimentare partendo dal parere dei consumatori e ad un percorso per la certificazione della qualità dei contenuti on line, una certificazione sull’immateriale, una nuova frontiera essenziale nell’era della rivoluzione digitale di Industria 4.0”.
“Non solo non dovete omologarvi – ha concluso la ministra Valeria Fedeli, riprendendo il presidente Lusetti – ma nel momento in cui si parla sempre più di sostenibilità e di responsabilità sociale d’impresa dovete trovare il modo per alzare una bandiera che è sempre stata vostra”. Altra direttrice essenziale è quella dell’alternanza scuola-lavoro: “Può consentire a voi di farvi conoscere, trasformando le cooperative stesse in luoghi di formazione, e ai ragazzi di ricevere orientamenti importanti sul proseguimento degli studi e gli sbocchi lavorativi. Un’opportunità importante, così come quella offerta dai nuovi Istituti tecnici nei quali co-progettare i contenuti e le finalità, per uno sbocco immediato nel mondo del lavoro”