«Oggi abbiamo l’esigenza di contrastare l’abuso e la concentrazione eccessiva della ricchezza, che coincide anche con la concentrazione del potere politico. Se è vero che in natura tutto ha un limite anche l’accumulazione della ricchezza deve avere un limite. Dobbiamo costruire una società più equa e la cooperazione ci aiuta a fare questo. L’economia cooperativa avvicina le persone, migliora la distribuzione delle risorse, premia lo sforzo individuale e mitiga gli abusi».
Pepe Mujica, ospite di Legacoop Romagna e Deco Industrie il 30 agosto a Bagnacavallo, non si è tirato indietro di fronte alla domanda diretta sull’importanza dello strumento cooperativo: «Come genere umano abbiamo un’unica arma superiore, la cooperazione».
L’ex presidente dell’Uruguay di fronte a un numeroso gruppo di cooperatori ha toccato i temi che lo hanno accompagnato nella sua vita politica, da militante della sinistra sudamericana: ha affrontato non solo l’esigenza di riscoprire il valore della collettività, con una politica che si occupi del bene comune, ma anche l’urgenza di occuparsi dell’ambiente. «Trent’anni fa gli scienziati ci hanno messo in guardia contro i fenomeni avversi all’ambiente, ma la politica, per interessi economici, non ha voluto prendere le misure necessarie per risanare il mondo. Se non facciamo qualcosa quando i giovani avranno la mia età fronteggeranno un olocausto ambientale ed economico».
All’iniziativa erano presenti i presidenti nazionale e regionale di Legacoop, Mauro Lusetti e Giovanni Monti, mentre Legacoop Romagna era rappresentata dal presidente Guglielmo Russo e dal direttore generale Mario Mazzotti, che ha coordinato i lavori. Proprio Russo ha ricordato che «la Romagna è un luogo speciale per la cooperazione. Nel 1883 nasce la prima cooperativa di, braccianti, grazie all’impegno di Nullo Baldini e oggi il movimento cooperativo produce l’8 per cento del Pil nazionale. I nostri principi sono gli stessi di allora, eredi dell’umanesimo socialista. Noi nasciamo dalla terra e ne condividiamo i valori, come Lei, Presidente. Sappiamo che per creare cambiamento servono il supporto delle persone, servizi che funzionano, la convinzione dei soci, la capacità di superare i momenti difficili e di unire solidarietà ed efficienza».
Il presidente di Deco, Antonio Campri, ha sintetizzato la vita di Mujica, sottolineando come sia « un uomo a cui la vita ha lasciato molte cicatrici. Di esse però parla sempre senza rancore. Senza odio e senza voglia di rivincita, ma col desiderio di progredire verso un futuro migliore che includa tutti». L’amministratore delegato della cooperativa, Giorgio Dal Prato, ne ha illustrato l’attività e i numeri, concludendo che al di là della loro positività, «i valori economici di per sé non bastano a sorreggere la società, perché occorre che la ricerca del profitto sia legata alla responsabilità sociale».
Coerente con la propria vicenda umana, rispondendo a una domanda sulla “fine del lavoro” che molti ipotizzano, Pepe Mujica ha spiegato che il lavoro non finirà: in caso contrario ci sarebbe la peggiore crisi possibile, perché la gente senza salario non può comprare i beni necessari. Ha quindi collegato il tutto al concetto di felicità, che «non equivale a ricchezza, perché è qualcosa che si sente nella testa e nel cuore. È il tempo per coltivare relazioni con le persone che si amano e non è inerte, non è una merce che si compra e si vende. L’unico miracolo è quello della vita che abbiamo e per questo abbiamo diritto alla felicità, che non ci deve essere data ma che deve essere alla portata di tutti».
Nelle sue conclusioni, Mauro Lusetti ha convenuto che «stiamo vivendo in un’epoca complicata per le caratteristiche che ci ha indicato Pepe Mujica. Ci troviamo di fronte a problemi legati all’ambiente e alla trasformazione del lavoro. Su questi punti si apriranno contraddizioni ma sono anche i punti che ci fanno capire come ci sarà bisogno di più cooperazione».
Prima di abbandonare la sala l’ex presidente uruguaiano, dopo che Mauro Lusetti gli aveva consegnato alcuni omaggi, tra cui un libro fotografico sulla storia della cooperazione di braccianti, ha voluto condividere con i presenti un altro pensiero “forte” sulla cooperazione. «Probabilmente la democrazia tra molti anni non sarà come la pensiamo oggi. Per questo il cooperativismo deve formare il futuro, le menti cooperativiste di domani. Se avremo formato le menti potremo affrontare il futuro».