Presentata l’anteprima digitale del “Rapporto Coop 2019-Consumi e stili di vita degli italiani”

Quali sono le tematiche sul tavolo del nuovo Governo e quelle che dovrà affrontare l’Unione europea. Come si evolvono i gusti degli italiani e come sono le famiglie del Paese. Come è la nostra casa o la nostra auto e cosa mettiamo in tavola. È stata presentata alla stampa l’11 settembre scorso l’anteprima digitale del nuovo rapporto sull’economia, sui consumi e sugli stili di vita degli italiani di oggi  (il Rapporto è parte integrante di Italiani.coop, il portale di ricerca e analisi sulla vita quotidiana degli italiani curato dall’Ufficio Studi Coop e consultabile all’indirizzo www.italiani.coop)


Disoccupazione e situazione economica, immigrazione e con minore afflato eppur presente ambiente. Sono le priorità dei cittadini italiani rispetto agli altri popoli europei, ma mantenendo comunque un non invidiabile primato.

Siamo ancora il popolo più pessimista d’Europa (almeno così la pensa 1 italiano su 2) anche per quanto riguarda i nostri figli e il meno ottimista sul futuro dell’Ue. Una spirale emotivamente negativa che non abbandona il nostro Paese, certo motivata da fattori indiscutibili. La prima metà del 2019 mostra chiari i segni della stagnazione economica e se la recentissima nascita di un nuovo Governo cambia lo scenario, la variazione attesa del Pil a fine anno anche nella sua versione più ottimistica si attesta appena sopra lo 0 (+0,1%) anche se potrebbe fare meglio allungandosi verso il 2020 (+0,7%).

E non è certo un caso se già nel 2018 dopo 5 anni di aumenti seppur moderati si è assistito a un dietrofront della spesa delle famiglie (in termini reali la contrazione è pari al -0,9%) con ampi divari territoriali: 10.000 euro annui separano i consumi mensili delle famiglie del Nord Ovest dalle famiglie delle isole e del sud. Quadrare i conti è un’impresa per la maggior parte dei cittadini del nostro Paese e il lavoro è l’epicentro da cui scaturiscono altre frustrazioni e altri primati.

Stakanovisti loro malgrado, gli italiani guadagnano sensibilmente di meno rispetto al resto d’Europa, il nostro è un lavoro “povero” e come tale porta con sé insoddisfazione in più direzioni; da un lato il 66% dei part time aspirano al tempo pieno (il 50% in più della Germania), dall’altro il 32% a fronte di una media europea del 20% non ritiene di aver raggiunto un equilibrio fra tempo di vita e tempo di lavoro.

Eppure nonostante queste difficoltà, 1 italiano su 2 se interrogato non esita a collocarsi nel ceto medio (è la quota più alta d’Europa con un differenziale di 5 punti percentuali nei confronti della Germania e di 13 rispetto alla Francia), anche se poi paradossalmente è questo un ceto medio in cui più della metà (52%) lamenta difficoltà a arrivare a fine mese, il 14% è più infelice dei suoi pari grado europei ed è poco convinto di poter migliorare la propria vita se non facendo leva su fattori indipendenti dalla propria volontà come nascere in una famiglia benestante, avere buone conoscenze acquisite e addirittura affidarsi alla fortuna. Voglia di medietà che non trova riscontro oggettivamente, ma a cui si aspira, percependola come un rifugio.

La sicurezza che non c’è e che si vorrebbe è il mantra degli italiani di oggi e da questa inquietudine derivano comportamenti conseguenti; in 18 anni sono cresciuti di oltre il 20% i sistemi di allarme installati nelle abitazioni, nel 2018 in un solo anno le licenze per porto d’armi sono cresciute di un +13,8%. Soffia su questo fuoco la manifesta incapacità di gestire il fenomeno immigrazione e l’integrazione completamente mancata nel nostro Paese.

Ma un’altra emergenza, quella ambientale, fa presa sulla coscienza collettiva degli italiani che hanno sviluppato anticorpi green. In tanti sognano un’abitazione eco-sostenibile (55%), comprano sempre più spesso vestiti (13% oggi e 28% in futuro) e automobili verdi (seppur ancora nicchia ma cresce la vendita di auto ibride +30% e soprattutto elettriche +148%), si rivolgono alla cosmesi verde (1 donna su 4 sceglie cosmetica green e in appena un anno nel 2018 sono stati oltre 13.000 i prodotti lanciati nel settore con claim legati alla sostenibilità pari a un +14,3% rispetto all’anno precedente).

La sostenibilità pervade il cibo dove il 68% ritiene favorevole far pagare un supplemento per i prodotti in plastica monouso così da disincentivarne l’acquisto. Un atteggiamento che ci fa onore se si pensa che ogni settimana ingeriamo involontariamente con gli alimenti 5 grammi di microplastiche, ovvero il peso di una credit card (1 bottiglia d’acqua contiene fino a 240 microplastiche a litro). E mentre sempre più abbandoniamo i fornelli di casa a dispetto dell’italica passione per la cucina (in 20 anni abbiamo dimezzato il tempo passato a cucinare ogni giorno e oramai vi dedichiamo appena 37 minuti) e esplode il fenomeno delle instant pot (le pentole elettriche) in grado di garantire successi culinari istantanei, il carrello si riempie di fibre e proteine (nel 2018 su Google alla parola proteina sono associate 64 milioni di ricerche) a scapito di grassi e carboidrati. E ritorna la carne (+3,5% le vendite nella GDO) soprattutto italiana. L’italianità è infatti l’altro concetto chiave e arriva a contare di più persino rispetto al sapore e al prezzo. Il 78% dei consumatori è rassicurato dall’origine 100% italiana e questi prodotti crescono del +4,8% in un anno (2018 su 2017).

Sicurezza è la parola vincente anche a tavola

Rapporto Coop 2019. Anteprima digitale

 

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