Il 19 agosto 2020, l’International Cooperative Alliance – ICA – ha festeggiato il suo 125° anniversario, dimostrando una longevità e una forza che poche organizzazioni internazionali possono affermare di avere. In questo importante anniversario, sul sito web dell’ICA sono stati pubblicati alcuni materiali preparati appositamente per questa giornata.
Nel suo video discorso, il presidente dell’ICA Ariel Guarco colloca il 125° anniversario alla luce delle sfide globali in corso, non ultima la pandemia, ed esprime un sincero ringraziamento a tutti i cooperatori per il loro contributo e i loro sforzi per superarle.
In questo video, Gillian Lonergan, ex bibliotecaria dell’Archivio Cooperativo Nazionale Britannico; Rita Rhodes, storica ICA; Martin Lowery, Presidente del Comitato di Identità Cooperativa dell’ICA; e Vina Vida Rempillo, coordinatrice della formazione e giovane cooperatrice della Confederazione Nazionale delle Cooperative delle Filippine, condividono la loro conoscenza e il loro entusiasmo per il movimento cooperativo. Potrete leggere le loro interviste complete qui .
Gillian Lonergan, Rita Rhodes e Martin Lowery hanno anche scritto alcuni articoli di riflessione per migliorare la nostra conoscenza sul movimento cooperativo e sul suo futuro, che potrete trovare qui.
Alcuni cooperatori nazionali e storici del movimento cooperativo di Paesi fondatori, che con i loro delegati parteciparono al primissimo Congresso Cooperativo internazionale che si tenne a Londra 125 anni fa, hanno condiviso qui le loro opinioni e le loro analisi sulla partecipazione dei loro Paesi a quel congresso e il motivo per cui è stato un evento così straordinariamente influente. Essi riflettono anche su cosa hanno significato 125 anni di relazioni con l’ICA per i loro movimenti cooperativi nazionali. Altri contributi nazionali dei paesi rappresentati al primo congresso verranno caricati nei giorni e nelle settimane prossime e vi invitiamo gentilmente a visitare regolarmente il sito web dell’ICA qui.
Considerato che le cooperative oggi rappresentano un’impressionante realtà globale in termini di numero di soci, occupazione e quota economica nei settori più diversi, il movimento cooperativo internazionale, come lo conosciamo oggi, probabilmente non sarebbe sopravvissuto se non fosse stata fondata l’ICA. Ciò è stato fatto in gran parte per promuovere un chiaro modello imprenditoriale, sociale e organizzativo, volto a soddisfare i bisogni e le aspirazioni delle persone, un modello che potesse essere gestito direttamente da tutti i soggetti coinvolti. Un modello d’impresa che, nel 1895, aveva già raccolto 50 anni di esperienze ampiamente collaudate di successo e replicabili.
I cooperatori hanno sempre imparato gli uni dagli altri
Nel suo articolo di riflessione, Gillian Lonergan spiega l’ascesa del modello cooperativo in quei 50 anni precedenti la fondazione dell’ICA nel 1895. Il Rochdale Pioneers ‘Rulebook, come veniva chiamato, fu rapidamente seguito da centinaia di cooperative britanniche e noto come “metodo Rochdale”, probabilmente perché combinava considerazioni di governance (come il principio di “una testa, un voto”) con disposizioni molto pratiche nate dall’esperienza imprenditoriale del 19° secolo (come la regola del pagamento in contanti). Ma ciò che è ancora più degno di nota è che a metà del 19°secolo, i primi cooperatori attraversarono i confini e percorsero lunghe distanze per incontrarsi e scambiarsi osservazioni e idee derivanti dall’esperienza dei rispettivi modelli cooperativi: la cooperativa Rochdale riceveva visitatori da molti paesi già nel 1860, spiega Gillian Lonergan. La Prof.ssa Ann Hoyt della Madison University negli USA e il Prof.Daniel Plotisnsky, Direttore di Idelcoop, Argentina, spiegano come i cooperatori statunitensi e argentini fecero in quel periodo visite di studio in diversi paesi europei. Come spiega il dottor Peter Gleber, direttore scientifico del Cooperative History Information Center di Berlino, Hermann Schulze-Delitzsch, uno dei fondatori del movimento cooperativo di credito tedesco, aveva studiato Robert Owen ed i primi cooperatori tedeschi avevano un grande rispetto per i principi di Rochdale, nonostante questi ultimi fossero più orientati verso le cooperative di consumatori. Il prof. Jean-François Draperi dalla Francia spiega come, durante questo primo periodo di incubazione e networking, i cooperatori francesi e britannici avessero sviluppato un dialogo positivo sulle due forme di cooperative rappresentate dalle cooperative di consumo e di produzione. Il professor Alexander Sobolev dalla Russia ci racconta che i primi cooperatori russi avevano studiato i modelli inglese, tedesco e francese.
I primi anni dell’ICA e durante le due guerre mondiali: guida e resilienza. La professoressa Rita Rhodes dal Regno Unito spiega come l’ICA, dalla sua creazione nel 1895, sia riuscita a riunire un movimento cooperativo internazionale in graduale crescita, pur mantenendo un alto livello di adattabilità e dialogo tra le diverse scuole cooperative, settori e tendenze che pian piano imparavano a conoscersi. Questa adattabilità è ciò che, secondo Rita Rhodes, ha permesso all’ICA e al movimento cooperativo di rimanere uniti. Questo è stato davvero un approccio prudente non solo a causa del mutevole contesto internazionale, con la creazione di nuovi stati alla fine della prima guerra mondiale, non ultima l’Unione Sovietica, ma anche delle differenze interne all’interno degli stati, come spiega la dott.ssa Eva Bauer nel caso dell’impero austro-ungarico e del nuovo stato austriaco, e il dottor Mattia Granata in merito allo sviluppo di due organizzazioni cooperative in Italia lungo diverse linee politiche (socialisti e cattolici), ma entrambe seguendo strettamente il modello cooperativo. Ma c’era un limite all’adattabilità. Mentre l’ICA effettuava la sua prima revisione dei principi cooperativi negli anni ’30, i movimenti cooperativi tedesco, austriaco e italiano, Paesi sottomessi al fascismo ed al nazismo, furono esclusi per diversi anni.
Il secondo dopoguerra, guerra fredda e decolonizzazione
Dopo la seconda guerra mondiale, come spiega la prof.ssa Rita Rhodes, nel 1966 una seconda revisione dei principi cooperativi fu guidata in parte dal mutevole scenario internazionale. Il prof Soboliev riconosce che le attività dell’ICA, a quel tempo, erano in parte utilizzate per scopi politici russi, ma sottolinea anche che gli scambi di opinioni ed esperienze tra i membri dell’ICA erano utili a tutte le parti e ricorda che centinaia di cooperatori dei paesi in via di sviluppo furono formati in studi cooperativi presso l’Istituto cooperativo di Mosca durante il dopoguerra per decenni.
La revisione dei principi cooperativi del 1966, così come quella del 1995, ha discusso la delicata questione della neutralità politica, dell’autonomia e dell’indipendenza, e Daniel Plotinski spiega che l’Argentina prese parte attiva a questo dibattito. Durante quel periodo, con la decolonizzazione, numerose organizzazioni al di fuori dell’Europa aderirono ad ICA, rendendola gradualmente un’organizzazione veramente globale e più rappresentativa delle varie regioni del mondo. Ciò rese necessaria un’organizzazione ICA su base di macro aree regionali.
Il movimento cooperativo oggi
Martin Lowery, nella sua riflessione sulla pace e sul presente e futuro del movimento cooperativo, evidenzia l’importante contributo delle cooperative agli immensi progressi del mondo di oggi nei campi dei diritti umani e delle pari opportunità. Rendere i valori cooperativi pienamente espliciti per la prima volta, nel 1995, con la Dichiarazione sull’identità cooperativa ha contribuito a chiarire l’eccellenza operativa dei principi cooperativi. Martin Lowery riflette anche sul settimo principio cooperativo “Interesse per la comunità ”, con la sua piena conformità agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – SDG – che sono stati approvati 20 anni dopo, e la loro triplice visione di fondo dello sviluppo: economico, sociale ed ambientale. Lowery sostiene che le sfide globali di oggi, come ulteriormente evidenziato dall’attuale pandemia, ed il ruolo chiave delle cooperative nel contribuire a far fronte a tali sfide, richiedono di approfondire la comprensione dei principi cooperativi, inclusa la possibilità che siano completati alla luce di queste sfide.
Cooperative e pace
Inoltre, una menzione speciale dovrebbe essere fatta sulle cooperative e la pace lungo la storia dell’ICA fino ad oggi, come evidenziato da diversi contributi al nostro 125° anniversario. Secondo Peter Gleber, già nel 19° secolo, uno dei fondatori del movimento cooperativo tedesco, Hermann Schulze-Delitzsch, aveva affermato che “la cooperativa è pace”, Rita Rhodessottolinea che la prima dichiarazione di pace dell’ICA risale al 1902, mentre Ann Hoyt ricorda che il Congresso di Glasgow del 1913 espresse profonda preoccupazione per il clima prebellico allora emergente. Rita Rhodes spiega che, dopo la prima guerra mondiale, un Congresso dell’ICA in Svizzera presentò un rapporto globale sulle cooperative durante il periodo della guerra, un primo esempio di verità e riconciliazione. Mattia Granata sottolinea il focus sulle cooperative e sulla pace portato da Ivano Barberini, il primo Presidente italiano dell’ICA (2001-2009). Ann Hoyt evidenzia la Dichiarazione dell’ICA del 2006 che menziona la pace sotto la presidenza Barberini e ricorda la Dichiarazione dell’ICA sulle Cooperative e la Pace Positiva approvata dall’Assemblea Generale dell’ICA 2019 tenutasi a Kigali, in Ruanda, aggiungendo che la ricerca di una pace positiva è probabilmente uno dei contributi chiave delle cooperative durante l’intera storia dell’ICA. Martin Lowery conclude il suo intervento condividendo la posizione di Ann Hoyt, ossia che la pace positiva è probabilmente una delle aree in cui le cooperative possono portare l’impatto più duraturo sullo sviluppo delle comunità ovunque nel mondo ed in futuro.
Evolversi per soddisfare bisogni emergenti ed urgenti
Il risultato della costituzione dell’ICA 125 anni fa e la forza costante del modello cooperativo testimonia la sua rilevanza ed il contributo delle cooperative ai soci, alle loro famiglie, alle comunità, ed alle società in generale, in tutto il mondo. Il movimento cooperativo e l’ICA sono riusciti a sopravvivere e crescere attraverso la grande depressione economica, i regimi fascista e nazista, le tragedie di due guerre mondiali, le alte tensioni della guerra fredda e la corsa agli armamenti, i crimini contro l’umanità durante i conflitti interni, le pressioni per conformarsi esclusivamente a motivazioni a scopo di lucro, così come le tante crisi e sfide simultanee.
L’ICA rappresenta oggi 315 organizzazioni aderenti in 111 paesi, il numero più alto di questi 125 anni. Esistono prove consistenti che, dalla rivoluzione industriale fino ad oggi, le cooperative sono state economicamente sostenibili in tutti i settori dell’economia e continuano a rispondere ai bisogni umani fondamentali e in evoluzione. Nuove forme e tipi di cooperative vengono inventate continuamente, proprio come fece all’origine la Cooperativa dei Pionieri di Rochdale, con innovazioni sorprendenti. Le cooperative sociali, esperimento estremamente prezioso, sono state inventate in Italia alla fine degli anni ’70 e ora si stanno diffondendo in tutto il mondo. Abbiamo recentemente visto l’emergere di cooperative di liberi professionisti, cooperative di comunità, cooperative di energie rinnovabili, cooperative alimentari e vari tipi di cooperative multi-stakeholder e piattaforme, come modelli cooperativi innovativi e di successo. È del tutto naturale che nuove forme di cooperative continueranno ad emergere man mano che i bisogni socio-economici degli esseri umani si evolvono e le aspirazioni si manifestano in una volontà comune di rendere questo mondo un posto migliore.
Il futuro delle cooperative si costruisce qui e ora
Il modello cooperativo è stato talvolta descritto come “antiquato ”, non possiamo certo essere d’accordo con questa affermazione poiché l’innovazione e il dinamismo sembrano scaturire continuamente dal quinto principio cooperativo “istruzione, formazione e informazione”, dei soci, del personale, delle comunità e del pubblico in generale ma anche dei giovani, delle donne e dei gruppi vulnerabili in ogni società del mondo.
Con l’emergere di nuove tecnologie e la leadership dei giovani nelle questioni globali, osserviamo tra loro un crescente e vibrante interesse verso il modello cooperativo. Ciò è stato particolarmente tangibile durante il recente Global Youth Forum cooperativo, nel febbraio 2020 in Malesia, che è stato anche un grande esercizio di apprendimento reciproco. I giovani, in quanto cittadini globali, stanno diventando più determinati a portare attivamente in primo piano il tema delle crisi ambientali e dell’impatto dei cambiamenti climatici, nonché la necessità di affrontare la disuguaglianza e la discriminazione. Il modello cooperativo continua ad essere sempre più rilevante grazie ai giovani cooperatori, esso infatti offre uno dei canali più importanti per l’organizzazione democratica e garantisce sia la soddisfazione che la gestione sostenibile dei loro bisogni economici, sociali, culturali e ambientali. Le cooperative testimoniano lo spirito umano di cooperazione, resilienza e solidarietà, capace di superare ogni tipo di sfida, trasformazione e crisi. Ma è attraverso i nostri figli, attraverso i giovani e la loro leadership oggi, che il modello cooperativo rimarrà un importante agente di trasformazione sociale, lavorando costantemente verso uno sviluppo sostenibile, inclusivo e globale di tutti gli individui, delle famiglie e delle comunità, verso una pace positiva. L’ICA sarà presente, come sempre, come piattaforma di scambio dedicata al modello cooperativo. L’Alleanza Cooperativa Internazionale continuerà a fornire il suo valore con incrollabile determinazione, per i decenni a venire, per sostenere gli sforzi di ogni persona per migliorare la vita su questo pianeta per tutti, con l’umiltà ed il coraggio della nostra identità cooperativa.