Roma, 9 luglio 2021 – Condanniamo fermamente le violenze consumate ai danni dei detenuti nel Carcere di Santa Maria Capua Vetere, il 6 aprile 2020. L’evidenza delle immagini non lascia adito a dubbi: si è trattato di un abuso premeditato e organizzato, rispetto al quale auspichiamo che l’autorità giudiziaria accerti rapidamente le responsabilità, ad ogni livello.
Siamo fortemente preoccupati per una situazione carceraria che in tutta Italia è davvero esplosiva, ulteriormente aggravata dalla pandemia. Negli anni è cresciuta solo un’idea della pena come vendetta, grazie anche a una campagna populista di certa politica che offre una sponda a questa deriva valoriale e la cavalca, ritenendo di fatto il carcere alla pari di un contenitore utile solo per cancellare dalla vista chi è stato condannato per aver commesso un reato.
Si dimentica volutamente che l’obiettivo da raggiungere è la reintegrazione nella società di chi è stato condannato, che non può avvenire attraverso forme coercitive e brutali di violenza, ma dando opportunità vere, concrete di inclusione lavorativa e sociale a queste persone. Lo dice la nostra Costituzione all’art. 27.
«La risposta non può essere la costruzione di mega-carceri, che amplificherebbero solo i problemi chi ci vive dentro, – dichiara Loris Cervato, coordinatore Gruppo carcere Legacoopsociali – occorre invece ragionare, ad esempio, sul giusto e rafforzato uso delle misure alternative; va supportato e riconosciuto il ruolo della cooperazione sociale come agente di nuova occupazione e nell’elaborazione e gestione di servizi all’interno delle carceri».
Come affermato dal Garante Nazionale delle Persone Private di Libertà, Mauro Palma, la cooperazione sociale svolge un ruolo complementare all’istituzione pubblica, non un apporto subalterno, nè di minore rilevanza.
«C’è un tema di risorse, che vanno contraendosi sempre più di anno in anno, che riguarda questi temi, compresa la spesa sanitaria nelle carceri. E’ necessario, infine, un lavoro culturale più diffuso che cambi la visione del carcere e non lasci ad un uso politico la strumentalizzazione del tema e delle implicazioni connesse, in termini sia di prevenzione che di modalità di espiazione della pena», conclude Cervato.