Sono state rimosse le fasce da cantiere dal nuovo giardino di palazzo Schifanoia, che è ora aperto al pubblico e si compone, in sintesi, di pergole, siepi, rose rampicanti, alberi di frutti antichi allevati a spalliera, passeggiate tra le essenze naturali.
L’intervento è realizzato con un investimento di 140mila euro sostenuto dall’Amministrazione comunale, di cui circa 40mila euro di sponsorizzazione tecnica della cooperativa Copma, per i suoi 50 anni.
Rossella Bizzi, del Comune di Ferrara è la responsabile del progetto architettonico e della direzione dei lavori, l’ingegnere Paolo Rebecchi, del Comune, è il responsabile del procedimento; di Manfredi Patitucci, paesaggista ferrarese, formatosi alla Birkbeck University di Londra, è la consulenza paesaggistica e la direzione artistica.
A Copma l’assessore Andrea Maggi rinnova i ringraziamenti dell’Amministrazione: “È questo un importante esempio della virtuosa collaborazione tra pubblico e privato, orientata alla tutela e al recupero di un bene storico di straordinario pregio”, annunciando anche: “In cantiere c’è già un prossimo intervento, con fondi Pnrr intercettati, per il potenziamento dell’accessibilità e l’ulteriore valorizzazione del luogo”.
“Attendiamo i tempi della natura, che consentiranno – spiega Patitucci- alle rose di coprire interamente gli archi della pergola, che ricalca la misura del sentiero centrale del giardino così come documentata dalla pianta di Ferrara di Filippo Borgatti del 1597. Quelle che stanno nascendo, e che in parte sono già pienamente visibili, sono tutte rose inglesi, vigorose (resistenti), profumate e rifiorenti (fioriscono fino a ottobre-novembre), provenienti da un vivaio di Assisi.
Sono stati messi a dimora anche alberi da frutto, a spalliera, lungo il muro perimetrale di 66 metri che cinge il palazzo e altri cinque alberi isolati, in asse con la pergola, che danno l’effetto di continuità visiva e si innestano nel contesto esistente, fatto di alberi di quercia, magnolia, ciliegio da fiore e ciliegio selvatico, oltre a betulla, liquidambar e arbusti di noccioli cresciuti nel corso dei decenni. Il nuovo ‘frutteto’ si compone di peri, meli e susini, di specie antiche. Alcuni elementi di siepe lineare tracciano inoltre il sedime del giardino del Cinquecento, così come emerge da antichi disegni, idealmente il sentiero rinascimentale.
Come ha più volte sottolineato Patitucci, la “successione di pergola, siepe, alberi da frutto a spalliera vuole creare un effetto analogo a quello delle quinte teatrali, ampliando alla vista spazi che, nelle dimensioni, sono circa un quinto dell’originario giardino rinascimentale”. L’antico spazio verde di Schifanoia, infatti, si inseriva nella tradizione dei giardini affermatasi nelle corti italiane del periodo, che privilegiava grandi superfici erbose percorse da sentieri che dividevano lo spazio in quattro porzioni di identica metratura. Del giardino antico si sono perse sia le forme che lo disegnavano sia le dimensioni iniziali, che, in base alle ricostruzioni, dovevano essere cinque volte maggiori. Dal confronto con la mappa di Borgatti e lo stato attuale sono stati rintracciati segni di cui il progetto di restauro ha fatto tesoro.