L’Italia è ancora lontana dal raggiungimento della parità di genere. Cinque italiani su 10 ritengono che l’attuale livello di parità di genere sia insufficiente, mentre per quasi 3 (il 28%) è sufficiente e solo per poco più di 2 (il 23%) è buono. Ma se dalla valutazione complessiva si passa a quella espressa dalla componente femminile della popolazione le cose cambiano, in peggio. L’attuale livello di parità di genere è infatti ritenuto insufficiente da più di 6 donne su 10 (il 63%), mentre per il 24% è sufficiente e solo per il 13% buono.
È quanto emerge dal report FragilItalia “Osservatorio sulla parità di genere”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni sul tema.
“Anche quest’anno, come ogni anno, l’otto marzo deve essere anche l’occasione per riflettere sullo stato di avanzamento del nostro paese dal punto di vista della parità di genere -sottolinea Simone Gamberini, presidente Legacoop– un parametro essenziale per poter dire che un paese è davvero moderno, efficiente e inclusivo. E anche in questa occasione dobbiamo notare che nonostante gli sforzi recenti e i provvedimenti ormai diffusi per favorire l’inclusione delle donne a tutti i livelli, fino ai più alti, dei gangli vitali del nostro paese, serve ancora molto impegno in questa direzione. E lo dico a partire dal mondo che rappresento; per quanto, infatti, alcuni settori del sistema cooperativo siano ad alta intensità di lavoro femminile, per quanto in molti di questi la presenza di donne negli organi di amministrazione sia ormai in linea con i profili dell’autoregolamentazione interna, per quanto i divari retributivi siano minori che nelle cooperative non organizzate, noi dobbiamo essere chiari: il buon lavoro e la buona cooperazione sono un nostro obiettivo primario. E noi intendiamo rafforzare l’impegno per raggiungerlo”.
“Per costruire le politiche necessarie a valorizzare le donne, riconoscendone competenze, professionalità, ruoli e bilanciando le esigenze di vita e lavoro –afferma Annalisa Casino, presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop– abbiamo bisogno di lavorare insieme in modo trasversale, con un approccio plurale, multisettoriale, più ampio. Connettere ed ascoltare mondi e settori diversi è la sfida che dobbiamo cogliere per creare azioni comuni capaci di colmare il gender gap”.
Le dinamiche generali evidenziate dal report si riscontrano nelle valutazioni relative ad aspetti specifici, riferiti alla parità nella concretezza della vita quotidiana, nelle relazioni, nel campo dell’istruzione e del lavoro, nella conciliazione vita-lavoro, nella vita pubblica e istituzionale, nel riconoscimento delle donne da parte delle imprese. Ad esempio, il livello di sicurezza nella vita quotidiana è giudicato insufficiente dal 63% delle donne (rispetto al 44% degli uomini), il diritto di sentirsi libere di esprimere se stesse dal 56% (rispetto al 29% degli uomini), la qualità della vita dal 48% (contro il 27% degli uomini).
Per quanto riguarda il livello di parità di genere nell’ambito delle relazioni, il 67% delle donne giudica insufficiente l’equilibrio dei ruoli e delle mansioni tra uomo e donna nella vita domestica (rispetto al 45% degli uomini) ed il 65% esprime la stessa valutazione sul diritto di sentirsi libere di porre fine ad una relazione senza temere conseguenze (contro il 43% degli uomini) e sul diritto a vedere rispettato il loro No (41% per gli uomini).
Leggermente migliore la situazione nel campo dell’istruzione, dove il 51% delle donne giudica buono il livello di parità nell’accesso all’istruzione universitaria (con un divario di soli 6 punti percentuali con la valutazione maschile, il 57%). Non così per il lavoro, dove i giudizi più fortemente negativi riguardano la parità di retribuzione rispetto agli uomini (espressi dal 71% delle donne, rispetto al 47% degli uomini) e la stabilità lavorativa (62% di giudizi negativi per le donne, 39% per gli uomini). A seguire la sicurezza lavorativa (59% donne, 37% uomini), la possibilità di fare carriera (58% donne, 34% uomini) e la possibilità di fare impresa (56% donne, 32% uomini).
Relativamente alla conciliazione vita-lavoro, la possibilità di realizzarla è considerata insufficiente dal 68% delle donne (rispetto al 43% registrato tra gli uomini). In particolare, il 69% delle donne lamenta l’insufficienza dei servizi pubblici volti ad aiutarle nella conciliazione (rispetto al 42% degli uomini) e il 62% delle forme di tutela economica e legale per la maternità (contro il 39% degli uomini). Percentuali meno pesanti, ma comunque di segno negativo, anche sul fronte della partecipazione alle istituzioni pubbliche, giudicata di livello insufficiente dal 51% delle donne (contro il 29% degli uomini), e alla vita politica e di partito, insufficiente per il 50% delle donne (contro il 30% degli uomini).
Si torna su livelli decisamente più elevati per quanto riguarda il livello di riconoscimento delle donne da parte delle imprese, giudicato insufficiente dal 63% delle donne (contro il 37% degli uomini). Va un po’ meglio per le imprese cooperative, dove la valutazione delle donne rimane negativa ma con un valore inferiore, il 59% (contro il 34% degli uomini).
L’occupazione femminile nelle cooperative
La percentuale delle donne occupate nei settori non agricoli delle cooperative associate a una delle tre maggiori organizzazioni di rappresentanza della cooperazione è del 59,4%, rispetto al 43,4% nelle cooperative non associate e al 42,4% del totale delle imprese italiane. Un’analoga dinamica si registra, pur con valori diversi, anche nell’agricoltura, dove le donne rappresentano il 37,3% degli occupati nelle cooperative associate, rispetto al 33,3% nelle cooperative non associate e al 31,5% nel totale delle imprese censite dall’INPS. Sono alcuni dei dati risultanti da un’analisi condotta dall’Area Studi Legacoop sull’occupazione femminile nel mondo cooperativo.
Particolarmente rilevante, nelle cooperative associate, la quota di occupazione femminile nel settore del commercio, dove si registra un valore del 62,9% (rispetto al 48,9% del totale delle imprese, e al 39,2% delle cooperative non associate), e negli altri servizi di mercato, con un 52,9% rispetto al 49,8% del totale delle imprese e al 43,9% delle cooperative non associate.
Infine, negli altri settori, che comprendono le cooperative che forniscono servizi sociali, la percentuale di donne è altissima: addirittura poco meno del 70% per le cooperative associate (oltre il 74% nelle sole cooperative sociali) e per il totale delle imprese del settore, mentre anche nelle non associate la presenza di donne è in forte crescita sino a superare il 60% (e il 71% nelle sole cooperative sociali).
Per quanto riguarda il differenziale retributivo tra uomini e donne, calcolato sulla base del valore nominale delle retribuzioni medie stimate, fatta 100 la retribuzione maschile, i settori cooperativi dove il gap è meno accentuato sono i servizi sociali, dove la retribuzione delle donne nelle cooperative associate è pari al 99,7% di quella maschile, le costruzioni (95,8%), il commercio 94,5% e gli altri servizi di mercato (85,5%).
Relativamente alla presenza nei consigli di amministrazione, nelle cooperative associate a Legacoop le donne sono il 29% e il 25% quelle con ruolo di presidenti. I settori che registrano una presenza più elevata sono la cooperazione sociale, con il 53% di donne nei CdA e il 45% con ruolo di presidente, e le cooperative di cultura, turismo e comunicazione, con il 38% di donne nei CdA e il 31% in posizione di presidente.