Il profilo agrario della provincia di Ferrara, alla fine dell’Ottocento, appare caratterizzato dalla presenza di una sempre più massiccia estensione della grande proprietà terriera.
A conferma della preponderanza del problema dell’assetto della proprietà terriera, appare di sicuro interesse quanto affermava Pietro Sitta, in quegli anni professore di economia politica e statistica all’Università di Ferrara, futuro rettore dell’Ateneo ferrarese in periodo fascista e collaboratore della “Riforma sociale” di F.S. Nitti, in un intervento apparso sulla stessa rivista. A proposito della provincia estense, egli scrive: “Se si dovesse fare un confronto fra i dati relativi al numero dei grandi, dei medi e dei piccoli proprietari, dal 1861 ai giorni nostri, si vedrebbe che l’estensione di terreno coltivabile appartenente ai grossi proprietari è aumentata assai di più di quella appartenente ai piccoli e medi possidenti”. Il processo di concentrazione nelle mani di pochi grandi proprietari o delle società di bonifica della ricchezza derivante dalle terre, infatti, andava facendosi sempre più consistente.
Negli ultimi decenni dell’Ottocento l’Europa è attanagliata da una gravissima crisi economica, determinata dell’arrivo sul mercato di grano a basso prezzo, proveniente dalle “Americhe”, un processo reso velocissimo grazie alle nuove macchine a vapore che consentivano di spostare con maggiore facilità da un continente all’altro grosse quantità di derrate.; non fa eccezione l’Italia e con essa la Pianura Padana. È interessante che sia proprio un uomo come Sitta, che diventerà un importante esponente fascista e senatore, a metterci in guardia in relazione a un processo che, intrecciato con le enormi difficoltà causate dalla crisi economica brevemente descritta sopra, porteranno a tensioni sociali e scontri, in qualche modo epocali. La caduta dei prezzi, che non riguarda solo cereali e prodotti alimentari, ma tutti i prodotti dell’agricoltura italiana, seta, vino, arance, determina una forte crisi degli investimenti che colpirà primariamente proprio i lavoratori avventizi e giornalieri. Anche la canapa, prodotto centrale assieme al grano dell’economia bolognese e ferrarese, subirà un calo poderoso del
proprio prezzo.
Se si intreccia la drammatica congiuntura economica con le condizioni del bracciantato agricolo, voluto dagli agrari per contenere le spese di conduzione delle terre emerse dalla bonifica, sfruttato ed umiliato, con la drammatica crisi economica appare evidente il contesto in cui si collocano le lotte e gli scioperi che caratterizzeranno quegli anni.